Preferisci il rischio “da divano”?

di Adriana Schepis

Un noto esempio di rischio “da divano” è la profezia maya sulla fine del mondo per il 21.12.12. Cataclismi, sconvolgimenti, borborigmi e altri eventi nefasti sono paventati da chi ci crede. Ognuno dà la sua versione; quasi tutti illustrano la faccenda mostrando, a quanto pare, il calendario sbagliato.

Se scegli di preoccuparti per un rischio “da divano”:
1. Nei momenti di sconforto hai a disposizione un coro di voci autorevoli che, basandosi sulla scienza e non su una profezia, ti tranquillizzano: è una bufala.
2. Se questo non dovesse bastare: puoi provare a convincerti che, in caso di improvviso collasso globale (stile Hollywood), se sei fortunato gliela lasci subito e non ci pensi più.
3. Puoi affrontare questo tipo di rischio stando comodamente seduto in poltrona; con l’ulteriore vantaggio che se ti stufi di guardare Kazzenger puoi cambiare canale.
4. Nell’attesa della fatidica data, puoi ripetere a te stesso che se succede qualcosa non è colpa tua. Una tragica fatalità; cosa potevamo farci?
5. Sai che il 22 dicembre sarà bellissimo tirare un gran sospiro di sollievo. Visto che il pianeta non è esploso all’improvviso adesso dovrai ricominciare a pulire casa. Ma non si può avere tutto nella vita.
6. La sera della Vigilia (avevi pensato di concedere un po’ di margine, ma ancora non è successo niente e dunque il pianeta è salvo) il solito torrone ti sembrerà più buono che mai; sopporterai con rinnovata pazienza il nonno che si addormenta a tavola russando e la zia che da 43 anni continua a pizzicarti le guance mentre ti allunga 5 euro.medium_1106538282

Poi ci sono i rischi reali. Di esempi se ne possono fare tanti (clicca “view more” a questo link per il grafico interattivo); ma scegliamone uno. Il decennio 2002-2011 è stato il più caldo in Europa, con una temperatura della superficie terrestre più alta di 1,3° C rispetto alla temperatura media dell’epoca preindustriale. Alcuni fra gli effetti già provocati dal riscaldamento globale: aumento del livello del mare e acidificazione degli oceani; aumento di inondazioni e dell’intensità e frequenza dei periodi di siccità; compromissione di molti habitat e minacce alla biodiversità e agli ecosistemi, dalla cui salute dipende direttamente e indirettamente la nostra vita. Il costo dei danni causati dai disastri naturali è aumentato, ed è destinato a crescere. In un mondo più caldo di 4°C l’ecosistema subirebbe una transizione verso uno stato mai esperito dalla specie umana. Ondate di calore senza precedenti, siccità e inondazioni gravi aumenterebbero la mortalità e determinerebbero una perdita di biodiversità su larga scala. Le risorse dalle quali dipende la nostra società si ridurrebbero drasticamente.

Se scegli di preoccuparti per un rischio reale:
1. Nei momenti di sconforto hai a disposizione un coro di voci autorevoli che, basandosi sulla scienza, ti assicurano che si tratta di rischi veramente gravi.
2. Non puoi nemmeno consolarti sognando una fine rapida: i cambiamenti climatici comportano processi graduali e irregolari; la degradazione progressiva delle componenti strutturali del sistema rende il processo sempre più rapido e irreversibile.
3. Il rischio reale non si può affrontare dal divano. Devi informarti e agire. Fortunatamente, se stavi guardando Kazzenger, questo potrebbe spingerti a cambiare canale.
4. La responsabilità di quello che succede è anche tua. Quante volte ti sei ripromesso di fare la differenziata, comprare dal contadino anziché al centro commerciale, usare meno la macchina (così butti giù anche un po’ di pancia)?
5. Non c’è una data precisa dopo la quale puoi stare tranquillo. Ma non è una buona scusa per smettere di pulire casa.
6. La sera della Vigilia il torrone ti andrà di traverso. Strillerai come ogni anno nell’orecchio di quel trombone di tuo nonno, e la zia si troverà con i 5 euro infilati nella scollatura.

Oppure, potresti anche scoprirti a sorridere in mezzo a questa umanità varia e strana che in genere chiamiamo famiglia.
Ma solo nel momento in cui, invece di sentirti impotente (cosa che non ci possiamo più permettere) avrai deciso di fare la tua parte.

E tu, di quale rischio ti vuoi preoccupare?

photo credit: foka kytutr via photopin cc

Era tutto normale, a l’Aquila

di Davide Mancino

I verbali firmati ex post, in mezzo alle macerie.
“Non sapevo neppure cosa ho firmato” (Boschi)
“Non ti preoccupare, siamo collaborativi, il comunicato te lo sottoponiamo prima” (Boschi a Bertolaso, 9 aprile)
“La riunione è finalizzata a questo, la verità non si dice” (Bertolaso a Boschi, 9 aprile)
“Vengono i luminari, è più un’operazione mediatica, loro diranno: è una situazione normale, non ci sarà mai la scossa che fa male” (Bertolaso)
“La rassicurazione è il primo obbligo di un organo pubblico (Mario Morcellini, testimone della difesa)
“Il punto della riunione era calmare la popolazione. Noi scienziati non l’abbiamo capito se non più tardi (Boschi)

La sentenza è eccessiva, siamo tutti d’accordo. Però un po’ di memoria non guasta.

Questo post è stato modificato il 5/11/12: la conversazione di Boschi e Bertolaso è avvenuta il 9 aprile, non il 6 come erroneamente riportato.

Easy Grave: trova la tomba con l’app

di Davide Mancino

Un software per PC e smartphone consente di orientarsi nei cimiteri. Per non smarrirsi e trovare il percorso più breve per visitare i cari defunti.

A volte i cimiteri possono essere un labirinto di percorsi tortuosi, confusi, in apparenza tutti uguali. Per aiutare i visitatori nel loro omaggio ai cari estinti, l’Università degli Studi del Molise ha sviluppato il progetto Easy Grave: un software che semplifica la ricerca del percorso migliore fra l’ingresso del cimitero e una tomba, sepoltura o cappella.

Autore dell’opera è un giovane laureato in informatica, Filiano Di Maria. Insieme a lui Giovanni Capobianco, docente dell’ateneo molisano. È quest’ultimo a spiegare che “l’utente inserisce gli estremi del caro estinto e, sulla mappa del cimitero, viene disegnato il percorso tra l’ingresso e la residenza eterna del corpo del defunto”.

Tale percorso viene calcolato tramite degli algoritmi matematici in grado di stabilire il tragitto più breve fra due punti. Oltre a quelle predefinite, Easy Grave può utilizzare anche mappe satellitari derivate da Google Earth oppure fotografie aeree della zona.

Il GPS del telefono viene invece utilizzato quando “l’utente vuole passare da una tomba all’altra senza dover tornare all’ingresso, oppure se vuole sapere a che punto del cammino si trova sulla via del triste omaggio”.

Nonostante la (relativa) semplicità di Easy Grave, il suo sviluppo è stato segnato da diversi inconvenienti. Come racconta Capobianco, “l’idea è nata al termine del corso di calcolo numerico da un gruppo di studenti che dovevano implementare una tesina per la parte pratica dell’esame”. Quando però il progetto non è andato a buon fine, “Di Maria ha ripreso lo spunto e l’ha ampliato per la sua tesi di laurea”.

La parte più difficile, tuttavia, è arrivata quando nell’università si è diffusa la voce del lavoro in corso. Capobianco ricorda infatti “l’ironia e gli scongiuri che hanno accompagnato ovunque Di Maria: mentre si trovava in aula studio, ma anche al bar. Nell’intero complesso universitario”.

Sono ancora in fase di studio estensioni del software per migliorarne le funzionalità. Fra queste, per esempio, un modulo relativo alla “gestione amministrativa del cimitero”.

Squalo a Ostia: meglio non fidarsi… di Repubblica.it

di Valerio Congeduti

Repubblica.it dimostra di avere le idee poco chiare sulla pericolosità degli squali. Ieri pubblicava una galleria fotografica dal titolo “Squalo Blu, predatore temibile ed elegante”. Ecco la prova.

Stamattina quel servizio ha cambiato titolo, passando al più rassicurante “Squalo Blu, l’elegante predatore non fa paura”.

Nell’articolo di ieri si diceva che l’uomo è tra le prede preferite dello Squalo Blu. Nella versione odierna invece risulta che “è solo potenzialmente pericoloso per l’uomo, infatti nella classifica si piazza agli ultimi posti per attacchi alla razza umana”.

Che è successo nelle ultime 24 ore per giustificare un ritocco così pesante del pezzo già pubblicato? Semplice: un esemplare di Squalo Blu, che altri non è che una Verdesca, è stato avvistato a Ostia ad appena pochi metri dalla spiaggia. Ed ecco che l’esigenza pedagogica di rassicurare i bagnanti ha avuto il sopravvento sulla smania di sensazionalismo del quotidiano di Roma. In un nuovo articolo, uscito in giornata, sull’avvistamento di Ostia, si sostiene addirittura che si tratterebbe di “esemplari innocui”.

Ma dove si colloca la verità lungo l’asse che congiunge psicosi e imprudenza? Fossi in voi, non cercherei la risposta su Repubblica.it, ma in rete. Ad esempio sull’International Shark Attack File (ISAF), un database curato dal Florida Museum of Natural History che raccoglie e cataloga tutti gli attacchi di squali documentati dal 1580 a oggi. Ebbene al 2011 risulta che la Verdesca o Squalo Blu o Prionace glauca, si è resa protagonista di 34 attacchi alla specie umana. Soltanto in 8 casi, di cui 4 fatali, l’attacco non è stato provocato da un precedente comportamento aggressivo o imprudente della vittima. Insomma, un’eventualità decisamente rara! Gli squali infatti non gradiscono nutrirsi di esseri umani, tuttavia ogni tanto non disdegnano un assaggino, magari sperando si tratti di qualcosa di più polposo e saporito, ad esempio una foca. Come spiega il direttore dell’ISAF George Burgess, “praticamente ogni squalo di dimensione maggiore o uguale a 1 metro e 80 rappresenta una minaccia potenziale per gli esseri umani”.

Quindi Repubblica.it sbagliava ieri a considerare l’uomo come uno dei piatti preferiti dello squalo, ma sbaglia anche oggi a dire che si tratta di animali innocui. La scelta se restare in acqua o uscire è solo vostra.