La carne Frankestein che viaggia nel tempo

Quando la comunicazione della scienza bara.

di Elena Fanelli

La notizia è appetitosa sotto più punti di vista: si può creare la carne in provetta. Possiamo produrre un hamburger senza allevare la mucca.

In Olanda, nella ben nota Maastrich, il biologo Mark Post ed il suo team lo stanno studiando. Si potrebbe fare dalle staminali ma per ora non ha un buon sapore. La notizia esce sul Guardian nella giornata di ieri. Essendo uscita sul Guardian in mattinata esce su La Repubblica nel pomeriggio. Come biasimarli? La notizia c’è, le dichiarazioni simpatiche dello scienziato anche, la polemiche è facile alimentarla e poi ci mettiamo una bella foto simpatica.

Ma la notizia c’è? Andando a cercare un po’ in rete la notizia c’è davvero e anche da troppo tempo. Troviamo un articolo sulla torinese La Stampa datato 6 settembre 2011 dove lo stesso scienziato dello stesso team dichiara le stesse cose dando la stessa deadline: fra sei mesi. Ma fra sei mesi da settembre è ora. E ora la notizia riparte gioiosa come se nessuno ne avesse mai parlato prima. Dicendo che fra sei mesi avremo la bistecca Frankenstein sul piatto.

Di chi è la colpa di questo corto circuito mediatico? Di chi si occupa della ricerca scientifica? Di chi congela la notizia di scienza che sfocia col costume e la ripiazza quando non ha nient’altro di cui parlare come il Gurdian? O di chi dice “se l’ha pubblicato il Guardian lo pubblico anch’io” come ha fatto La Repubblica senza controllare affatto né le fonti né se qualcun’altro ne avesse parlato prima? Morale della favola: una piccola ricerca con Google prima di pubblicare un articolo evita davvero delle brutte figure. La sottoscritta è disponibile a scommettere che fra sei mesi riparleremo ancora dell’argomento come se fosse la novità del giorno. E’ la stampa bellezza e tu non puoi farci niente.